Fra due giorni compirò 27 anni.
La mattina mi sveglio (con difficoltà... tipo, metto la sveglia fino a 4 volte, pur di rimandare il momento in cui abbandonerò quel caldo bozzolo di lenzuola coperte e piumone per affrontare il mondo esterno), e la prima cosa che faccio, dopo aver messo pantofole e vestaglia, è di trascinarmi in bagno.
E lì sono costretta a guardarmi a lungo allo specchio.
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Una faccia senza età, con gli occhi ancora gonfi e cisposi. Ho ereditato la pelle di mia nonna, per cui nonostante le varie smorfie che faccio durante il giorno, durante i giorni, non ho accenni di rughe, se non una sottile linea che attraversa orizzontalmente la fronte, residuo della mia abitudine di cercare di guardare il mondo dal basso. (Intra)Vedo i capelli bianchi, o meglio color carota fra i fili di rame dell'hennè. Mi fanno compagnia, come i segni del tempo. Indicano che sono viva, per questo, bizzarramente, mi piacciono.
Osservo stupita ogni volta questa faccia che cambia ogni giorno, che è sempre la stessa da quando sono nata. Non corro il rischio di sbagliarmi, neanche io che non riconosco un adulto nelle sue foto da bambino. Sono identica alla me di 27 anni fa.
Però chi sono? Cosa ho fatto nella mia vita fino ad adesso?
Me lo chiedo, senza trovare risposte, solo ambizioni.
Voglio fare tante cose, e soprattutto voglio liberarmi dei freni che mi fanno dire "sì, però...".
In genere questi discorsi si fanno a 30 anni, mi si dice. Mi si è detto pure che sono sempre stata precoce.
Io non so cosa sia giusto e cosa sbagliato. Cerco di vivere come mi viene. Ho i miei momenti neri, che affronto camminando a fatica, come se l'aria fosse melassa, ma in cui non tento più di fermarmi. Grazie, ho già dato con la stupidità. E poi, ho i momenti in cui tutto mi sembra a portata di mano, tutto è raggiungibile, addirittura già mio. In questi momenti il rischio più grande è che io possa peccare di hybris, di orgoglio.
Insomma, devo fare 27 anni ed ho la crisi dei 30. Voglio continuare a studiare, sia per il mio lavoro che danza e "stregoneria", voglio lavorare, voglio andare via da casa dei miei e dagli Inferi e trovare casa mia... voglio voglio voglio... e divento impaziente se non ottengo. Al momento gli studi, tutti gli studi, sono fermi, ho una sola paziente, molte spese per la scuola guida (ma ho l'esame il 22 e davvero spero di riuscire a passare), e di abbandonare la casa natia non se ne parla (coi prezzi che girano, poi??). Alle volte, mi pesa pure essere ancora single, quella che non ha mai avuto il ragazzo e così via (guardo le mie cugine, o le amiche... e mi sento un'anomalia, una sorta di freak), soprattutto quando viene san Valentino e tutti si ricoprono di baggianate solo per riempire con gesti commerciali quel vuoto spinto che chiamano amore (e qui davvero ci sarebbe da scrivere...). Poi, però, rinsavisco, mi dico che se sono sola è perché non voglio scendere a compromessi quando si tratta del mio spazio e del mio tempo, che voglio qualcuno davvero disposto a volermi bene... e soprattutto, che non cerchi di dimostrarlo con un mazzo di rose, un bacio perugina o qualche altro gingillo kitsh da festa degli innamorati (e lo dico da collezionista di chiavi ed odiatrice dei lucchetti di Ponte Milvio)...
Va beh, volevo scrivere della mia crisi esistenziale e mi ritrovo a sparare a raffica come una zitella acida... Forse è vero che dopo una certa età noi donne ci inzitelliamo. Oppure, semplicemente, è vero che sono la solita sconclusionata.
Lo so che non si vede, ma in questa foto, fatta da mia sorella per la scuola di fotografia, ci sono io che al solito faccio la fagiana... d'altra parte, se uno è matto, lo deve essere fino in fondo, giusto?