sabato 25 febbraio 2012

Di passeggiate da giardiniere e di rincoglionimenti vari...

Ieri mattina, dopo molte vicissitudini, sono riuscita ad andare a trattare mia zia Martire, che come dice il nome dovrebbe imparare a prendersi più cura di se stessa. Insomma, stavo sul bus, all'ora di pranzo, e per non pensare allo stomaco che bestemmiava in turco guardavo gli alberi, o quello che ne rimane dopo la neve delle scorse settimane...


Ho sempre amato molto il verde. Quello degli alberi in salute, quello dell'ortica (assurdo, ma vero), quello delle prime gemme primaverili. Per dire, sto ancora cercando il ramo per fare questo, pensavo ad un ramo di salice, ma stanno già mettendo le prime fogliette e mi sento in colpa... Quindi, ho pensato "perché non andare nel parco dietro casa, nel pomeriggio, e cercare qualcosa di utile stando immersa nel verde?".


La prossima volta, ricordatemi di pensare meno.


Non so se il parco dietro casa ricambi il mio amore o se invece mi odi con tutte le sue forze. Dopo l'episodio di "soldato Jane", il dubbio credo che sia lecito... in ogni caso, è un posto che adoro. Così, dopo aver pranzato (alle 15 e spicci, e cibi precotti perché la Squala era strasicura che avessi mangiato da zia Martire...), mi sono equipaggiata con pedule, cesoie, un coltello di quelli da cucina riadattato a coltello da giardinaggio, una busta e dello scottex, e sono partita alla volta del sentiero del Picchio.


Il sentiero del Picchio è fantastico. Nella buona stagione li puoi proprio sentire, i picchi. E in ogni stagione, ad un certo punto, puoi incontrare una radura nel bosco con delle graziose e scomodissime panchine, in un angolo con un'energia tutta sua. La mia meta era la suddetta radura, quindi, tra infidi rampicanti spinosi che pendevano dai rami e fanga argillosa che risucchiava le scarpe, mi sono diretta allegramente al posto, seguendo sì e no le indicazioni.


Distratta dall'incredibile quantitativo di galle a terra, non mi rendo conto subito però di un piccolo problema: l'accesso alla radura, garantito da una scaletta che deve essere stata costruita da qualche scout molto fanatico, è bloccato dal crollo di una quercia sul percorso.


Ma è mai stata una semplice quercia d'ostacolo ad una Kurandera armata di cesoie e coltello?


Mi sono prontamente messa all'opera, prima chiedendo scusa all'albero per ogni taglio inferto, poi, quando i rami hanno cominciato a tirarmi i capelli, facendo come fa Gyza quando si improvvisa parrucchiera "questo mi sta sul c@##o, questo mi sta sul c@##o...". Ok, cose molto edificanti. Nel giro di una trentina di minuti, la quercia è diventata un bell'archetto, pure con una certa estetica, sotto cui può passare tranquillamente una persona della mia taglia (non garantisco per genti più alte...). Ma non posso esultare.


L'albero che è franato ad abbattere la quercia è subito dietro. Ed il groviglio di rami che lo corona parla chiaro come Gandalf:


YOU     SHALL NOT     PASS!!!!!!!!!


Ammetto di aver fatto dei tentativi, ma con poca convinzione, anche perché una cosa sono dei rametti sottili, o dei rami al massimo di 1,5/2 cm di diametro, un'altra cosa rami di 4/5 cm... ho pure provato a spostare i rami, ed a chiamare Bodhisattva per chiederle se SuperMario era disponibile a fare un po' di moto extra (Bodhisattva si è pure presa un accidente all'inizio perché pensava che io fossi sotto l'albero...). Quanto allo scavalcare la ringhiera della scalinata e raggiungere la radura - perfettamente visibile, a quel punto, anche da dove stavo... -, manco a parlarne. Soldato Jane una volta, io, mica due!!!!


E così, mi sono rincamminata verso casa, non prima di essere passata da Bodhisattva e SuperMario per tranquillizzarli, e da Erbalista tanto per fare quattro chiacchiere random.


E no, i rami di quercia non vanno bene per fare gli acchiappasogni. Troppo duri. Quindi, sono tornata pure a mani vuote.





Invece oggi, non contenta della figura barbina di ieri, mi sono svegliata all'alba, preparata in fretta e in furia (o quanto più in fretta mi consentisse il sonno...), ho fatto colazione, salutato i viejos, afferrato l'armamentario per il corso, mi sono precipitata in stazione... e mentre aspettavo il treno mi è venuto un dubbio. Un dubbio barbino, insinuante, dispettoso.


Ho tirato fuori dallo zaino il quadreno.


Ho guardato l'orario delle lezioni.


Ho cercato la giornata di oggi...


...ma porc...!!!!


Oggi era dal pomeriggio.


Sono ufficialmente e categoricamente imparentata con la scimmietta Rimba. Chiamatemi Rinco, please!

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