giovedì 27 febbraio 2014

Not exactly happy...

Anzi, diciamocelo pure, decisamente demoralizzata.
 
 
Sinceramente speravo che ieri mi avrebbero tolto il tutore, detto che "in effetti, si vedono solo i segni della vecchia frattura", ed arrivederci e grazie. Lo speravo davvero.
 
 
Invece mi è toccato fare file su file in ospedale, trottando da una parte all'altra, dalle 7.30 di mattina a mezzogiorno, per ricevere la triste conferma che sì, è proprio rotto, si vede meglio sulla lastra, e che c'è stato un coinvolgimento dei tessuti molli (tendini, muscoli e quel legamento che unisce ulna e radio), quindi mi conviene fare una risonanza magnetica, ed oltretutto mi avevano fatto male il primo tutore, quindi rischiavo anche di farmi venire le piaghe da decubito (ero già nella fase "petecchie ed un foruncolo").
 
 
La mazzata vera e propria mi è arrivata da me stessa, comunque, proprio quando hanno aperto il vecchio tutore e mi sono resa conto che potevo stendere e piegare il braccio, con l'ausilio dell'altra mano, ma assolutamente non pronarlo né supinarlo, pena i dolori dei vari muscoli... l'unica consolazione, in tutto questo, è che sono riuscita a lavarlo fino al gomito, con l'aiuto dell'infermiera...
 
 
Ecco... avrei una maledetta voglia di un abbraccio dato per bene...

giovedì 20 febbraio 2014

How to spend a birth day

Ci sono molti modi per passare il giorno del proprio compleanno.
 
 
Io da anni mi riprometto di passare a trovare Giordano Bruno e la mia adorata nonnina, e non ci riesco mai...
 
 
Un altro modo che avrei per festeggiare dignitosamente sarebbe quello di farmi seppellire di gatti, giusto per ribadire il concetto che quello è un giorno speciale - per me e per loro... pure se loro sono abituati ad essere esseri speciali...
 
 
Invece quest anno ho festeggiato facendomi una bella contusione, nel più classico dei modi imbecilli.
 
 
Avete presente il famoso ponte di Roma che, dopo l'intervento di uno scribacchino da quattro soldi con simpatie fascistoidi, è diventato il ponte dei lucchetti? Beh, è chiuso ad entrambe le estremità da delle catene, giusto per ribadire che non è percorribile da mezzi su ruote che non siano biciclette. Di per sé giustissimo, se non fosse che a me questa cosa dà alquanto ai nervi. Quindi, visto che al momento mi ritrovo a levorare anche da quelle parti, mi capita(va) di passare sul ponte e di uscirne zompando la catena.
 
 
Se non fosse che, proprio questo lunedì, con altra gente a fianco, l'ho presa in un punto troppo alto, e da troppo distante...
 
 
La botta è stata notevole, decisamente. Ho un ginocchio che pare il campionario delle varie sfumature di "livido" (pure se al momento mancano il verdino e il giallo, che sono gli ultimi colori prima di tornare all'umano, ed il rosso-violaceo è decisamente poco), ma quello che mi preoccupa, e mi ha preoccupata, di più è il braccio. Sinistro, ma non posso dire "per fortuna" perché io le braccia le uso entrambe.
Dopo aver visto che non riuscivo più a muovere il gomito, martedì sono andata al pronto soccorso, ed in seguito a 5 ore di attesa, a digiuno (ma per fortuna Barbapapà mi ha portato una bottiglietta d'acqua...), 5 lastre tra gomito e polso, visite con due medici ed un sacco di dolore, si è visto che non c'era niente di rotto, si vedevano solo i segni delle vecchie fratture (capitello radiale e scafoide, fatti quando ero ancora piccola ed idiota - ora sono grande ed idiota... -, ed una zona di addensamento sul radio all'altezz del polso, che non so cosa sia ma non mi stupirebbe se fosse l'esito di un'altra infrazione non trattata...); in ogni caso, mi hanno fatto un tutore, che mi rende decisamente difficile dormire, non blocca propro del tutto i movimenti del braccio, e va a spingere sulla nocca del mignolo in un modo decisamente fastidioso.
 
 
Sono insofferente, lo so; specie se considero che adesso mi sarei potuta ritrovare con un braccio ridotto ad un mosaico e qualche dente in meno.
 
 
In ogni caso, non fate come me. Niente compleanni da masochisti. Non ne vale la pena. Ed adesso, faccio il giro delle catene come tutti, pure se continuano a starmi abbondantemente sulle scatole...

domenica 16 febbraio 2014

Escape

Scappare viene considerato poco dignitoso.
 
 
In genere, chi fugge lo fa con la coscienza sporca, in modo privo di dignità, e normalmente è braccato.
 
 
Io sono fuggita dai miei pensieri, andandomi a rifugiare, per il brevissimo tempo di due notti ed un solo giorno pieno, in un paesino sperduto del Friuli, dove vive una delle Coppie Perfette che conosco.
 
 
(ovviamente i miei saliscendi d'umore degli ultimi tempi hanno tutto a che vedere con questa mia fuga... ma una via d'uscita che ti viene proposta da persone amiche è sempre benedetta)
 
 
Dopo cinque lunghissime ore di treno, trascorse quasi tutte in compgnia di una famiglia marocchina composta da madre e due figlie (una bambina, una ragazzina) che non trovavano requie e mi hanno fatta spostare, interrompere la lettura, mi hanno usata come tramite e fatta sentire "in mezzo", arrivare così in alto è stata una benedizione.
 
 
Carapace ridotto (solo ingombrante come al solito), immancabile ombrello di Murphy che ha fatto valere la sua funzione scaramantica (non ho preso una sola goccia d'acqua, anche quando non ce l'avevo dietro), senza voce e con le scadenze fisse delle gocce per gli occhi (tanti accidenti all'influenza, alla febbre bassa, ai dolori ossei, al profluvio di catarro, alla congiuntivite da profluvio di catarro, ai calazi infetti, alla tosse di trachea ed al muco nasale che secerne sempre e comunque su di noi), scendo dal treno ed avvisto i miei meravigliosi ospiti, Fiordisogno ed HandyMan, che dovevano essere appena arrivati e mi hanno accolta con un abbraccio immenso e mille feste.
Il viaggio in macchina alla volta del paese e del cantiere aperto che è sempre più casa loro (sono i primi coetanei che vedo che si stanno costruendo dal nulla una casa. Sul serio. Ed anche se è una casa molto inizio-secolo-scorso, per non dire retrò, è una gran bella casa, con la "scala musicale - ogni gradino fa un suono leggermente diverso nello scendere - e meravigliosi soffitti a mansarda con le travature in legno a vista) è stato incredibilmente breve. Appoggio le mie cose nella camera che inauguro come "stanza degli ospiti numero uno" (e che ha un colore che sulla carta doveva essere rosa cipria, invece aveva una tonalità più rosa frutti di bosco, e comunque era terribilmente rosa), e vado a cena a casa della madre di lui, subito a fianco, dove la splendida donna ed ottima cuoca aveva preparato gli gnocchi alla romana (e tutti erano preoccupatissimi perché venivo da Roma e chissà quante volte li avevo mangiati, quando essendo più di tradizione culinaria del sud italia e figlia di una Squala estremamente pigra in cucina non li mangio praticamente mai...). Strasazia e morta di sonno, ammiro le arpe di Fiordisogno (bellissime arpe celtiche che lei non tocca più da tre anni, per n vicende), chiacchiero fino a decisamente troppo tardi con entrambi, e quindi, salvo interruzioni da tosse, crollo addormentata nella stanza rosa...
 
 
Il giorno dopo, mi sveglio un po' prima dell'alba, sempre per il discorso tosse, ed ammiro lo spettacolo dalla finestra sul letto, quindi mi preparo e sbircio il giardino (dove mi arriva una piccola pugnalata in forma di Paulonia...); quando sento che anche loro sono svegli e pronti, partiamo alla volta della colazione (abbondantissima e con lo zampino della sopracitata madre), quindi partiamo alla volta di boschi e scorci cittadini. Trottiamo come dei pazzisenza un futuro (ed in effetti ho davvero poco tempo), nonostante HandyMan abbia la schiena letteralmente a pezzi (spondilolistesi) e Fiordisogno un ciclo devastante da 1600mg di antidolorifico (in confronto a loro, il mio chiudermi l'indice nella porta dell'Ipogeo celtico è niente, anche se ancora mi fa male...).
Dopo un pranzo che avrebbe steso un reggimento (ma non noi, orgogliosi cultori dei lardominali), una cospicua caccia alle ghiande germogliate (conclusasi con un totale di 27 ghiande e 2 ippocastani), un aperitivo in un locale con pessima musica e molto casino in quel di Udine, dove però i discorsi si sono fatti seri anche grazie all'aiuto di due bicchieri di bianco e di una tisana, rientriamo a casa e decido che devo continuare a tartassare Fiordisogno per le arpe. Alla fine si convince, a patto che io provi a suonarne una, e mentre lei si tiene la borsa dell'acqua calda sulla pancia ed accorda quella "da studio", io faccio mettere HandyMan giù sul divano e cerco di sistemargli la schiena e la gamba.
 
 
Dopo un po', incominciano a suonare le prime note, magari esitanti, ma non da inesperienza, quanto da arrugginimento. Suona da spartito tre variazioni di un pezzo bretone, "Mna na Eireann" ed un altro pezzo che conosco ma di cui ora non ricordo il nome, con me che fischietto sotto perché non riesco a cantare. Quindi è il mio turno, e faccio una lezione accelerata (del tipo "un mese in 20 minuti), senza riuscire a mettere bene le mani, ma facendo delle scale passabili e prendendo confidenza con le note dello strumento, al punto da cimentarmi in un pizzicato d'indice sull'intro di "Etrezomp ni Kelted" e, una volta capito il funzionamento delle chiavette tonali, provare a fare l'intro di "Lucy in the Sky with Diamonds".
In parole povere, mi affeziono all'arpa, e ricevo un bel po' di complimenti, ed il suggerimento - o meglio, la ferma certezza, visto che a breve mi arriveranno via posta due manuali per autodidatta, e che mi è stato detto "La prossima volta che sali, porta la tua arpa, così facciamo un duetto!" - di cominciare a studiare anche questa... e, dirò, l'idea mi solletica...
 
 
Fatta anche l'ultima sera troppo tardi, ci ritiriamo a letto; ed io passo una nottata orribile passeggiando tra camera e bagno per eliminare i grumi di catarro, e finisco per rimandare la sveglia di 20 minuti solo per riposarmi un po' di più...
 
 
Quindi, sveglia ben prima dell'alba, preparazione e colazione, partenza alla volta della stazione (dove arriviamo coi primi raggi di sole), un saluto che è quasi un non volersi salutare e la promessa di piantare le mie ghiande e di tornare presto (ovviamente con l'arpa). E di nuovo cinque ore di viaggio, fortunatamente da sola in un posto da quattro, leggendo un po', sonnecchiando ed andando in bagno decisamente tanto.
 
 
Ed adesso, finito di piantare le ghiande nei vasetti (un paio d'anni qui, quelle che sopravviveranno, quindi dritte nel boisco dietro casa), a riaggiornarmi su quello che è successo nel corso della mia fuga, che orse è stata solo un modo per tirare il fiato.