lunedì 30 dicembre 2013

Tu-TUM!!!!!

E la mia ordalia era passata, in effetti abbastanza bene.
 
 
Ovvio, contavo i giorni. Ovvio, ero tesa. Ma ero piuttosto soddisfatta di me, di come avevo gestito la cosa.
 
 
Una lettera. Le sorelle Bronte sarebbero state orgogliose di me. Demodé fino all'ultimo...
 
 
L'attesa è stata la parte più penosa, sinceramente. Più che altro perché, non avendo dato scadenze, mi sono ritrovata con un mare di giorni che mi si aprivano davanti, e nessuna certezza di risposta. Cercavo di non pensarci, ma inevitabilmente i miei pensieri prendevano quella direzione, e se possibile anche le pieghe peggiori, dentro la mia testa.
 
 
Ho cercato di rimanere ferma nel mio essere distante. Non volevo opprimere. Mi sono fatta viva giustio per gli auguri di natale, il 24, e per la situazione che mi è stata rivelata (che andrà classificata sotto "sfiga natalizia", e nulla più).
 
 
Desiderio represso di farmi più viva.
 
 
Desiderio represso di sollecitare una risposta.
 
 
Avevo pure messo un reminder sul telefono, per consolarmi con una scadenza più che per altro, alla mattina di oggi, per chiedergli se aveva avuto modo di pensare.
 
 
Poi, io stessa cercavo di distrarmi.
 
 
Ieri sera, stanca sfranta e cotta dopo una giornata di duro lavoro al Mercato ed un brutto attacco di tachicardia, stavo scambiando messaggi con Bodhisattva circa capodanno e le musiche su cui danzerò, ed è stato con distrazione che ho preso il cellulare all'ennesimo segnale.
 
 
Vedere il nome del mittente mi ha fatto mancare diversi battiti, però.
 
 
Tranquilla che non mi sono scordato di risponderti.
 
 
I can endure the wait a bit more, now... I believe I can... 

mercoledì 18 dicembre 2013

Ordalia

[or-da-lì-a] s.f.
giudizio di Dio; prova fisica a cui nel Medioevo si sottoponeva talora un accusato, e il cui risultato era ritenuto un diretto responso divino sulla sua innocenza o colpevolezza

 Nel Medioevo, prova fisica cruenta a cui, presso i popoli germanici, si sottoponeva un accusato

ordàlia (o ordalìa) s. f. [dal lat. mediev. ordalium, che è dall’ingl. ant. ordal «giudizio di Dio»; cfr. ted. Urteil «giudizio»; la pron. ordalìa è influenzata dal fr. ordalie]. – Termine nato nel medioevo europeo per indicare il «giudizio di Dio», e cioè ogni prova rischiosa (per es., del duello, dell’acqua bollente o fredda, del ferro rovente) alla quale veniva sottoposto un accusato, e il cui esito, considerato come diretta manifestazione della volontà divina, era determinante per il riconoscimento dell’innocenza o della colpevolezza dell’accusato stesso.


Aggiungiamo anche che dallo stesso termine ordal viene fuori l'inglese moderno ordeal, cioè ordalia (appunto), cimento prova.

lunedì 9 dicembre 2013

Il mio lavoro

Mi piace il mio lavoro, ma.
 
 
Ma grande quanto una casa.
 
 
Alle volte penso che avrei dovuto fare un altro mestiere.
 
 
Tipo cercatrice di mine in campi minati.
 
 
Più sicuro.
 
 
Soprattutto, rispetto al momento in cui ti chiama la cara vecchia ormai famosa Pazza Furiosa. Ancora. E ancora.
 
 
Devo riuscire a convincerla che quel numero non è mio.

domenica 1 dicembre 2013

Hound Dog

No, niente blues, né rock'n'roll, né Elvis Presley.
 
 
Rapporti di vicinato.
 
 
Già ho espresso più di una volta la mia scarsissima simpatia per i vicini latinos degli Inferi. Ripeto, sono cresciuta con un cileno in famiglia, adoro i latinoamericani, questi sono l'eccezione che conferma la regola. Sono proprio degli str col botto.
 
 
Ieri sera, io già morta di mio causa corso ad Ostia, mi accingevo ad andare a letto, e nel corso delle mie abluzioni ho sentito un rumore bizzarro, che su due piedi mi ha ricordato un trapano. Guardo l'orologio, quasi le 23.30, che caspita di lavori stanno facendo?
Poi invece ho distinto, fra un vvvvvrrrrr e l'altro, dei caratteristici gemiti femminili, al che ho intuito che forse non era un trapano, per quanto il suono fosse davvero quello, ma delle molle di un letto. Per qualche motivo, mi sono immaginata Alberto Angela che faceva una complicata spiegazione su questa specie di uccello sudamericano che, nell stagione degli amori, emette il caratteristico verso...
 
 
Fin qui, tutto ok. Per quanto non sia parte di una coppia, non ho nulla contro le coppie che si amano.
 
 
Solo, non dovevano chiudere i cani fuori di casa per trombare. I soliti cagnetti, quando non hanno più sentito rumori dalla casa, hanno cominciato a piangere come dei disperati... e questo più volte, nel corso della notte (ho anche il sospetto, dal rimbombo che facevano gli abbai, che fossero non in giardino, ma nella tromba delle scale...).
 
 
Che dite, provo di nuovo a denunciarli all'associazione per la difesa degli animali, o gli rubo i cani per regalarli a qualcuno che li tratti meglio?