martedì 27 agosto 2013

Considerazione

Per andare a casa di uno dei miei pazienti, passo vicino ad un'enorme edera. Visto che frequentemente, specie ora con l'orario estivo dei treni, sono decisamente in anticipo, ne approfitto per fare un po' di studi etologici sulla fauna della suddetta, viva e variegata.
 
 
C'è una colonia di ragni affascinante, roba che spingerebbe il Penta ad imbracciare un barile di napalm ed a distruggere tutto - ma a me i ragni piacciono. All'inizio del mio lavoro ne ho visto uno che si è guadagnatio subito tutta la mia stima, visto che aveva solo 6 zampe (ne aveva perse due sul lato sinistro), eppure riparava la sua tela come se niente fosse. Doveva essere un guerriero nel mondo degli aracnidi.
 
 
Oggi però ho visto qualcosa che mi ha sconcertata. Non credevo potesse esistere la teratogenesi tra insetti et similia; invece, mi sono fermata lì per ben 10 minuti (ripeto, avevo laaaargo anticipo...), ed è stata l'unica risposta che mi sia venuta in mente.
Però la teratogenesi non è esattamente naturale... e dubito che qualcuno possa aver somministrato ad un ragno del Talidomide...
 
 
Che caspita stiamo facendo, a questo Pianeta, che nascono dei ragni focomelici, con qualche zampetta notevolmente più corta e di struttura diversa dalle altre??

sabato 24 agosto 2013

Free Hugs

Giornata di fine estate (quantomeno, io sento l'autunno incombente - e la cosa mi piace).
 
 
Amici in ferie, e/o impegnati.
 
 
Nulla da fare.
 
 
Queste sono le condizioni base per cui certa gente va a bruciare cassonetti o boschi, o a fare altre cavolate simili.
 
 
Io mi faccio un cartello con la scritta "Free Hugs", e vado in centro.
 
 
Da sola.
 
 
Sì, sono una pazza furiosa, e una sottospecie di hippie. Va bene così.
 
 
Cominciamo dalla metro? Beh, faccio una volata gi per le scale, perché sento il mio mezzo arrivare, e dietro di me c'è un signore che condivide la volata. Saliamo subito prima che si chiudano le porte, e gli rivolgo un sorriso, del tipo "ce l'abbiamo fatta!". Lui mi sottide a sua volta, indica il cartello e chiede "May I take a picture?". A quel punto il cartello viene notato anche da una coppia di filippini, che cominciano a ridacchiare, a sorridermi e mi chiedono quanto sono alta... e ricevo dei complimenti anche da una signora italiana...
 
 
Mi trovo una strada piena di gente, e comincio a percorrerla. Cerco di capire come muovermi, intanto rallentare il passo (cosa difficile per me, abituata a marciare, ma devo permettere a tutti di raggiungermi, o quantomeno di capire cosa succede), sorrido a tutti fino a sentire male alla faccia, se qualcuno mostra interesse mollo un lato del cartello ed allargo le braccia, o chiedo se vogliano un abbraccio.
Poi, decido che è meglio mettersi fermi in un punto, e mi trovo un angolino ventilato ed all'ombra.
 
 
Ho diviso la gente che passava in tre categorie. La più grande era quella del "vorrei ma non posso": sorridentissimi, bendisposti a fotografare, ma se chiedevo facevano la faccia rassegnata. Poi c'era la categoria del "che bello, abbracciamoci tutti!", che sembrava non vedere l'ora (ed hanno anche cercato di darmi dei soldi...); infine, quelli che cambiavano l'espressione in negativo, ed in cui un po' faccio rientrare anche quelli che commentavano "ma che stronzata!".
 
 
Qualcuno mi ha chiesto perché lo facevo. Inevitabilmente, la mia risposta era piuttosto zuccherosa, ma come faccio a spiegare a certa gente che è una reazione alla mancanza di umanità, al bosco bruciato, al fatto che abbiamo più rapporto con tablet ed iphones che con le persone?
Una ragazza mi ha sorpresa. Aveva l'aria nervosissima, e camminava con un passo molto simile al mio quando sono di fretta, non credevo si sarebbe mai fermata... invece è tornata indietro ed ha detto "Io ho bisogno di un abbraccio... mi hanno appena rubato la bicicletta!". Ecco, anche solo una persona così valeva la mattinata.
 
 
Purtroppo, è stata solo questo, una mattinata. Si sono avvicinati dei carabinieri, credo, che mi hanno fatto un bel po' di domande (ed, ovviamente, l'unica idiota che si porta dietro i cristalli ma non la carta d'identità è la vostra Kura...). Quindi è arrivata un altro tipo di guardia a dirmi che senza autorizzazione non potevo fare niente, e quindi dovevo andarmene. In effetti aveva detto anche che non lo potevo fare neanche camminando, ed in effetti ho fatto finta di niente, per questa seconda parte, e dopo un po' ho ripreso il cartello e l'andatura da lumaca... ma un po' mi ha guastato quella che sarebbe stata una bellissima giornata.
 
 
Ovvio, potevo essere una malintenzionata... ma se non lo fossi stata?
 
 
Insomma... voglio riprovarci. Ma prima mi dovrò informare su queste cose dei permessi. Non vorrei finire schedata, anche se mi sa che stavolta già qualche dato è stato inviato (per degli abbracci, poi!!!) 

domenica 18 agosto 2013

Fire

E' in genere il grande trend dell'estate. Quest'anno comunque è partito in ritardo, molto probabilmente perché troppa gente è rimasta in città, e non potevano rischiare di arrostire qualche ignaro passeggiatore - o che chiamassero subito il 115 o il 1515 vanificando il loro operato.
 
 
Stamattina, comunque, la mia sveglia è coincisa con il ripetuto passaggio di un elicottero, ed ora che sono rientrata a casa ho notato che agli Inferi c'è un forte odore di fumo.
 
 
Maledizione. Proprio ora che mi stavo impegnando per la querceta dietro casa.
 
 
I piromani sono una delle categorie che odio. Better if I start fighting fire.

domenica 4 agosto 2013

Montelago

Ovvero, del festival celtico di agosto secondo K.
 
 
Casini nel trovare l'equipaggiamento. Fisicata che prima mi presta sacco a pelo tenda e zaino, poi mi presta solo il sacco a pelo. Un'altra amica (Holbytla) che mi rimedia lo zaino (da qui in avanti verrà chiamato Gedeone, perché, come ha detto la proprietaria, "fa rima con zainone"). AiLund mi presta la tenda (una 2 secondi, con l'avvertenza "aprirla è facile, il difficile è richiuderla!"). Io che speravo di infilare la tenda dentro Gedeone, mi sono ritrovata con una cosa delle dimensioni di un hula hoop...
 
 
Mansioni. Mi sono offerta subito a Menestrello, l'amico che mi ha invitata, come conciaossa del gruppo. Inoltre, ho avuto la mansione di cucire dei teli per fare la copertura di un gazebo (cosa che poi non serviva più, ma con i teli cuciti abbiamo fatto un parasole laterale estremamente salvifico), e di procurare un paio di meloni e della frutta in genere, cosa accuratamente fatta subito dopo aver ritirato la tenda.
 
 
Mentre spiegavo ad una mia zia come sarei andata, la Squala si è improvvisamente svegliata ed ha cominciato a rompere le scatole, per più motivi senz'altro validi, ma con modalità (il suo classico "attacco a raffica con aggiunte irragionevolezze random") per le modalità di viaggio. Mi dovevo alzare verso le 4.30, prendere il treno a Termini per Valmontone alle 6.02, e da lì partire alla volta dell'altopiano umbromarchisciano, per dirlo come i locali. Quindi svegliarmi presto per fare la strada lunga. Ma avevo già preso accordi con Menestrello ed i suoi amici, inoltre vista la mole di roba (meloni inclusi) viaggiare in treno era uno stress. Di conseguenza, ha continuato ad attaccarmi a più riprese, anche su cose effettivamente utili (tipo, ero stata avvertita della quasi totale assenza di alberi, quindi ho portato creme solari ed ombrellino, e volevo portare anche gel d'aloe e olio di calendula. Saputolo, ha cominciato a dire "Perché, accendete dei fuochi?". K"Accenderanno dei fuochi, e ci sarà il barbecue, ma lo faccio per il sole...". S"Ah, non serve! Non dovete accendere il fuoco, punto e basta!". K"Squala, ci sarà il sole forte, mi porto la crema solare, ma non sono sicura che basti". S"Niente fuochi, così non vi scottate!!". K"...").
 
 
Sopravvissuta a tutto questo, arriva il Day One. Sveglia alle 4.30? Illusa. Alle 3.59 ero ad occhi spalancati. Incomincio a prepararmi, convinta che passerò la giornata in coma. Alle 5.10 sono alla fermata dell'autobus,carica di Gedeone (molto pieno di telo di teli) tenda e borsa frigorifera, semidigiuna perché a quell'ora lo stomaco si rifiutava di accogliere cibo, ed incazzata come pochi per l'ultimo attacco a raffica di una Squala che speravo fosse nel mondo dei sogni ed invece era fin troppo lucida (e che mi ha fatto fare una serie di azioni stupide, tipo scordare i succhi di frutta e fare un giro in più con le mani piene di bottigliette d'acqua gelata). Provo a chiamare Menestrello, non risponde dopo qualche squillo e penso che sia in coma, comincio a meditare se chiamare un taxi per arrivare a Termini in tempo, quando arriva il bus notturno (mai preso prima un notturno alle prime luci dell'alba...). Arrivo alla metro che è aperta da pochissimo e prendo il primo mezzo partito, quindi arrivo nel mio personalissimo incubo, chiedo un po' di informazioni sul binario, e scopro che il treno non era alle 6.02 ma alle 6.22. Ok, poco male. Richiamo Menestrello, che stavolta mi risponde (pure se col grado di lucidità di un'ameba sotto antibiotici), mi faccio dire quante fermate sono, al momento dell'annuncio scopro che nono di meno, rimpiango di non aver preso un libro, ed alle 7.02 sono a Valmontone. Richiamo Menestrello, che mi dice qualcosda del tipo "Tra 10 minuti sarò lì", ne approfitto per andare in bagno (meglio evitare di fare viaggi lunghi con la vescica piena), e dopo circa 10 minuti di attesa in un'ombra e frescura benedetta arriva una macchina con sopra un tipo che non conosco, mi si accosta e chiede "Tu sei l'amica di menestrello? Piacere, sono Tuinaista, e sono in ritardo, mi uccideranno!". In pratica Tuinaista doveva venire nel pomeriggio, ma all'ultimo (cosa che ho scoperto essere molto da lui) aveva cambiato idea, muovendosi in ogni caso in ritardo (cfr. punto prima). Ci ingegnamo per infilare Gedeone nel bagagliaio e la tenda sul sedile posteriore, mentre la borsa frigo finisce davanti tra le mie gambe, e cominciamo a fare dei giri per me totalmente incomprensibili per recuperare Menestrello ed un altro ragazzo del gruppo, ed incontrare altre tre persone che avrebbero viaggiato in un'altra macchina. Ok, tra assestamenti di bagaglio, caffè, sigarette, Menestrello che smania "Oh, ragazzi, dovevamo partire alle , 'sta poveraccia è in piedi dalle 4!!", verso le 8 ci mettiamo in marcia.
 
 
Il viaggio merita due parole a parte. Intanto, la scelta musicale. Inizialmente, Tuinaista ci ha rotto le... ehmmm... deliziato con un mix di musica scozzese (cornamuse con un pessimo arrangiamento sintetico, che lui si ostinava a definire "musica celtica"...) e pezzi metal, quindi si è imposto Menestrello, ed abbiamo spaziato tra gli Amon Amarth, un gruppo mongolo di nome Altanurag, e delle cover di Crosby Stills Nash e Young rifatte col banjo.
In più abbiamo scoperto degli usi alternativi per la tenda, visto che è stata tra le scatole di Menestrello per tutto il viaggio, ed è stata nel giro di 3 ore di macchina 1) tavolo da disegno per terminare lo stendardo dell'accampamento valmontonese, ovvero il famosissimo - per loro, io ci ho stretto amicizia in questi due giorni... - Labicano (Penta, ti sarebbe piaciuto!!! E' una sorta di gladiatore...); 2) Tamburo per sottolineare le percussioni; 3) copertina tonda insulsa da viaggio.
Tra indicazioni vaghe del TomTom, bellissimi boschi sventrati come solito da idiotissimi umani, cave di qualsivoglia materiale calcareo, luuuuuuuuunghi campi e qualche tarallo, siamo arrivati in loco. E che loco!!!!! Io, con zero esperienze del genere, ero sbalordita. Certo, c'era la grossa seccatura che altri due ragazzi del gruppo, che erano lì dalla mattina e dovevano montare il gazebo, avevano preferito andare a comprare la carne... comunque, siamo arrivati vivi e vegeti. Ed ovviamente, mentre ero in fila alle casse, sento "Kura!!!! Ueh, Kura!!!". Chi poteva essere, se non il Russo in kilt (non chiedetemi perché, so perfettamente che lo porta alla scozzese... e pure con molto orgoglio, anche se poi fa mille manovre per sedersi...), che mi ha dato il primo - ma non l'unico - benvenuto a Montelago. Nella fattispecie, ho incontrato ben 4 persone che conoscevo. Ed i miei nuovi amici ad una certa mi hanno chiesto "Ma conosci tutti?!? Stai sempre a salutare qualcuno!!!!" (al che ho realizzato che la mia vita sociale non è più straridotta come appena 2 anni fa...). Nel frattempo, nella testa mi parte An Dro (tenete presente questo dettaglio).
 
 
Arriviamo sulla spianata del campeggio, un sole che spacca le pietre ed il mio ombrellino che diventa l'oggetto più ambito del gruppo. Qualche giro per scaricare, e nel rattempo arrivano gli altri due ragazzi e cominciamo subito a montare il gazebo. E lì scopro che il mio telo di teli non serve più, abbiamo un telo plasticoso verde militare a terra, ed uno plasticoso che fissiamo in alto con pali e tiranti. Issiamo lo stemma del Labicano (in un impeto di orgoglio valmontanese, e per l'aiuto ad issarlo ed assicurarlo al bastone vengo dichiarata cittadina onoraria anch'io), e ci dedichiamo all'apertura delle tende ed al pranzo. Che ho comunque lo stomaco chiuso, e mangio un po' così, di controvoglia, senza neanche toccare la torta di compleanno di Tuinaista. Il tutto canticchiando An Dro.
 
 
Mi faccio prestare i picchetti per la tenda, perché nel mio equipaggiamento non ci sono, mollo Gedeone e la borsa all'interno, ed armata solo di macchina fotografica, ombrellino e qualche euro parto alla scoperta del nuovo territorio, facendo subito l'acquisto di una bellissima coroncina-cerchietto fatta a mano (da una ragazza che mi ricordava troppo Bodhisattva, e che si è fatta promettere che le manderò delle foto con la coroncina bloccata da qualche intreccio dei miei) e di qualche regalo per i rimasti qui, faccio un salto al pub, dove stavano gli altri per sentire un gruppo, e rincontro il Russo con un suo amico VikingLover (il quale si presta a farsi fare un paio di trecce col pizzetto). Parlo al Russo di An Dro, che continua ad imperversarmi nella testa, e lui un po' mi prende in giro (canticchiando sul motivo "Non se ne andrà mai più via, non te la leverai più"), poi mi insegna a ballarci sopra (An Dro in realtà è un ritmo bretone in 4 tempi, che si balla in fila tenendosi per i mignoli, anche con una certa facilità, solo che dopo tre minuti ti stufi ed il pezzo non è ancora finito - adesso posso dire di aver capito perché il Russo dichiara di odiare le bretoni... comunque, attacchiamo l'AnDroeria anche ad un'altra ragazza del gruppo, Ricciolina, che diventerà la mia compagna di AnDroate). Anche qui canticchiando An Dro ad nauseam, nonostante dei tentativi per liberarmene.
 
 
Passeggiando lungamente, oltre a prendere vari pensierini, scovo anche Il Banco, ovvero uno stand di pietre dove - ovviamente per chi mi conosce - stringo amicizia con i proprietari e comincio a passare un bel po' di tempo... però, in effetti, tutte le persone che ho incontrato lì, con un'unica eccezione, hanno voluto stringere amicizia con me, e mi hanno definita adorabile, colta, simpatica, intelligente, mentalmente aperta, positiva e chi più ne ha più ne metta (sto ancora smaltrendo l'effetto fragola...). Il tutto canticchiando An Dro.
 
 
Il pezzo forte del festival dovevano essere i concerti... ovviamente ho sentito i Beltaine, quelli che mi interessavano di più, solo di sfuggita (...), invece ho sentito da sotto il palco un gruppo romano con un irlandese (non mi hanno detto molto), un gruppo molto etnic fusion (...peggio che andà de notte, peraltro in un pezzo c'erano due danzatrici del ventre, e lo scrivo con la minuscola perché era puro cabaret... blah!!!!!), quindi sono andata a dormire (perdendomi bellamente nel campeggio, perché chi ci aveva pensato a portarsi una torcia?!? Vai a pensare che in un campeggio è buio - e che ci sono dei fossi a cui non presti minimam,ente attenzione di giorno, accidenti!!), ma è stata una bella speranza... intanto, la temperatura era passata dai 40 gradi del giorno a 16 con un bel po' di umidità (per fortuna avevo avuto il vezzo di portarmi il mantello di velluto...), e nonostante i vestiti la felpa il sacco a pelo ed il mantello sopra tutto avevo i piedi gelati (e, quando mi giravo, pure mezzo corpo, visto che non riuscivo a gestire il mantello...); inoltre, i concerti sono durati fino alle 3 e spicci, e gli ultimi due gruppi avevano sonorità decisamente heavy a mio giudizio (soprattutto l'ultimo, che continuava ad annunciare "l'ultimo pezzo"... l'avrà annunciato tipo 7 volte...), ed anche quando il concerto è finito la gente ha continuato ad urlare e schiamazzare per almeno un'altra ora... ho avuto più volte un crampo (lo sto ancora smaltendo...), e verso le 5.30, ovvero un'ora prima della sveglia prevista, ero di nuovo ad occhi spalancati, e ne ho approfittato per vestirmi ed acconciarmi con calma, intrecciando i lacci della coroncina ai capelli. Nel frattempo, ricomincio a pensare ad An Dro.
 
 
Uscita dalla tenda, sono stata benedetta dalla visione del primo calore del sole che trasformava l'umidità della notte in vapore (come la sera prima il campeggio era avvolto dai fumi del barbecue, quella mattina era avvolto da una sorta di mistica bruma in salsa rosa), e maledetta dalla visita ai bagni chimici prima che andassero a pulirli (ma o quello, o mi scoppiava la vescica). Ho mangiato la colazione con i più mattinieri del gruppo, canticchiando An Dro tra me e me (e sconvolgendoli perché non ho preso né caffè né latte, ma solo biscotti e frutta), quindi sono partita per l'ennesimo giro. Al momento del rientro già faceva troppo caldo, e già erano tutti svegli. Ho sistemato un po' di trecce (alla mansione di conciaossa si era aggiunta quella di acconciatrice ufficiale, con specializzazione in fishtail braids, le più gettonate), ho cominciato a preparare il bagaglio (lasciando loro frutta - tra cui i meloni, toccati solo quel giorno e di cui uno immangiabile - ed il telo di teli, quindi alleggerendo Gedeone non poco oltre a compattare il tutto), ho fatto asciugare il sotto della tenda e mi sono fatta aiutare a piegarla, e sono partita per l'ennesimo giro, per salutare tutte le persone che avevo conosciuto in quel giorno-e-notte e con cui avevo stretto amicizia. Nonostante mi sia data al canto libero di qualunque cosa, An Dro ritorna sempre.
 
 
Dopo l'ultima AnDroata con Ricciolina, l'omaggio al Labicano (con tanto di foto sotto allo stendardo), la mansione di continuare a cantare An Dro affidata a tutto il gruppo, e la richiesta di bere una bottiglietta d'acqua in mio onore all'ultimo concerto, mi sono fatta accompagnare da Menestrello alla corriera che mi avrebbe accompagnata a Foligno, da dove avrei preso il treno per rientrare a Roma. Ed il fatto che alla fine abbia avuto un momento di defaillance nel cantare An Dro perché la memorizzassero mi ha fatto capire che avevo chiuso quel cerchio. Neanche la tipa in abito fantasy con cui ho chiacchierato tutto il tempo sul pulmino, che stava lì per vendere i biglietti, ha reso così tanto l'idea di chiusura, né è riuscita a togliermi quel senso di malinconia.
 
 
Sul rientro in treno taccio, essendo esso stato lungo et periglioso.
 
 
Insomma. Di montelago mi è rimasto un meraviglioso ricordo, e la voglia di riprovare, con più calma, l'anno prossimo.
E, ovviamente, An Dro.