E così.
Cominciare a preparare il pranzo presto, perché tanto una corda di violino in confronto a me è molla.
E la Squala che rompe le scatole perché lei avrebbe fatto qualcosa di più sbrigativo (ma sto cucinando io... se voleva, poteva rientrare prima e farlo lei), e deve uscire presto (mavà? E a che ora? La mia stessa ora? Interessante...), e che non ha la mia falcata (mavà numero due...), e non le piace uscire col boccoe in bocca (mavà numero tre, ma ci si abitua a tutto...) ed altre simili amenità, quando io avevo la testa nettamente altrove; e si è riscossa solo per dirmi che avevo un'aria preoccupata, ma le è bastata una mezza cavolata per calmarsi (genitori: quando sono distratti, e quando sono distraibili).
Ovviamente, ero troppo tesa... quindi, quando siamo uscite ed è arrivato l'autobus, io ho lasciato che lo prendesse e sono andata a piedi. Ed ovviamente, visto che io ho una falcata umana, ho preso il treno prima del previsto. L'appuntamento alle 15 è stato quindi alle 14.40...
Il Russo (sì, ok, è sempre lui, ed io sono un'idiota) si era svegliato tardi, ed io gli offrivo una scusante per muoversi ed uscire... solo che, arrivata in stazione, mi sono resa conto di non poter stare ferma causa gambe di gelatina quindi, appurato che lui non era ancora arrivato, mi sono incamminata nella maniera più lenta possibile verso casa sua (arrivando a farmi superare da una signora filippina che parlava al cellulare... U_U).
Quasi sotto casa sua è comparso; ed ovviamente, sapendo il mio stato d'animo, la prima cosa che ha detto è stata "Non scappare!". Non so che colore avessi, in effetti. Ma ridere mi ha aiutata un po'.
Siamo andati, camminando lentamente, verso un parco qualunque, uno di quelli un po' squallidi, abbandonati a loro stessi ed ai graffitari, e lì, dopo la classica caccia alla panchina "pulita", lui ha aperto il suo regalo della befana ("Good Omens", libro d'obbligo), ed io ho letto la risposta scritta alla mia lettera (ebbene sì, dopo essere stata definita una nuova Jane Austen o l'ennesima sorella Bronte, ho ricevuto una risposta scritta).
Ouch.
Dalle prime righe.
Cortese, ma fermo. Gentile, ma diretto. Sincero, assolutamente.
Anche qui, non so di che colore sono diventata. Ed anche qui, mi ha salvata la risata finale, garantita da una sua battuta sulla mia cacografia (mi piacerebbe scrivere bene... e, a parte tutto, ho realizzato che il mio corsivo è come la Salsapariglia asperis, con i viticci, spinoso, e con le lettere simili alle foglie in germoglio...).
In pratica, mi vuole bene, ma non "quel tipo" di bene. E' un amico. Non può essere altro.
Rimpiango di aver complicato le cose in un momento di difese abbassate dal sonno, sperando che la sua sbronza e la memoria da pesce-rosso-stile-Dory-di-Nemo mi aiutassero (cosa che regolarmente non è successa...).
Quindi, tanto camminare e tanto parlare, specie da parte sua. Da parte mia, un momento in cui di nuovo mi è mancata la terra sotto i piedi, e un po' di corsa, dopo avergli mollato borsa e sacca di danza, fregandomene della ghiaia del fango del rischio di cadere e di cosa poteva pensare la gente.
Sinceri e diretti. Rispettosi dello stato d'animo altrui. alvo le lacrime che si rifiutavano di uscire.
Mi ha accompagnata di nuovo alla stazione del treno, io non pronta per una facciata da tenere al lavoro, lui che non sapeva cosa dire. Ho bloccato la porta con la gamba, poi ho capito che non c'era più tempo, e sono salita.
Ho scritto a chi sentivo di dover avvertire, ho cercato ancora una volta di piangere, sono scesa alla fermata ed andata un momento alla valle dell'Inferno, ho parlato via telefono con Crowley per troppo tempo, cosa che comunque mi ha aiutata per la mia facciata di "brava ragazza sempre allegra", ho fatto il mio dovere, mi sono incamminata a Danza con le prime lacrime che finalmente avevano trovato la direzione giusta, quindi ho parlato e pianto al telefono con Xiuh, facendo prendere un accidente alle mie amiche di Danza, e solo a lezione, massacrandoci con i movimenti in salita e discesa, sono riuscita di nuovo a sorridere.
L'orgoglio sarà la parte facile. E' una vita che più o meno ci scendo a patti, e ok, ormai so che valgo, e valgo davvero molto, un po' me lo ha scritto anche lui. La parte difficile sarà andare in quella parte di me dove questo sentimento è cresciuto, e mettermi lì con calma a sradicarlo tutto, perché non ne rimangano tracce, neanche il minimo dei germogli.
Allora potrò tornare ad essere un'amica.
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