domenica 29 agosto 2010

Oneiros...

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Si è risvegliata in me una vena onirica. Sono due notti che sogno. Sogni strani, permanenti, che ricordo discretamente anche al risveglio. Sogni che forse rispecchiano il momento strano che sto vivendo, come questa canzone, come lo sguardo opaco di questi giorni, che un sorriso non riesce del tutto a dissimulare.


Non erano sogni angoscianti. Ma scuri; entrambi erano caratterizzati da forti penombre, come spesso succede nei miei sogni. E' importante, questo. In fin dei conti, il primo è più importante sogno ricorrente che abbia mai fatto, comparso anche in certe nitide visioni, era ctonio...


Il primo sogno cominciava a casa di una mia zia, bizzarramente mescolata col piano terra della casa al mare di nonna. Il pavimento era ingombro di cumuli (letteralmente) di vestiti, perché con i miei cugini dovevamo mettere su una rappresentazione, e, come sui banchi dei mercati, dovevamo frugare alla ricerca dei pezzi per i costumi scenici. Io dovevo fare un personaggio importante, maschile; sapevo che il mio personaggio aveva una relazione con una ragazza, interpretata invece da un cugino maschio - pure se non so quale -, ma in fin dei conti della storia non sapevo nulla. Solo questo, e che era una rappresentazione in costume d'epoca. Quindi cercavo di arrabattarmi, sconcertata dalla varietà di vestiti assurdi che erano sparsi ovunque, su dei tavoli, sulle sedie, direttamente per terra. Alla fine rimediavo una camicia, che dovevo indossare al contrario a causa dei vistosi bottoni argentati, un gilet (per nascondere i succitati bottoni), e dei pantaloni orribili di tela verde marcio-marrone, tenuti su da una cinta di corda, degli stivali con un fibbione quadrato (tipo Gatto con gli Stivali), ed un cappellaccio. Però la sorellaccia aveva portato solo i suoi trucchi, e non i miei. Quindi, vestita di tutto unto con la roba di cui sopra, mi toccava prendere la macchina, guidare fino a casa (è la prima volta che guido in sogno...), recuperare matite e terre, disegnarmi barba, baffi ed un po' di sporco (e nello specchio il volto era il mio, solo un po' più lentigginoso), e nascondere i capelli sotto i vestiti, in mancanza di una soluzione migliore. Dovevo quindi riprendere la macchina per andare al teatro, allestito (come avrei scoperto) in una delle grandi cliniche di riabilitazione vicino casa, una di quelle dove avevo portato il curriculum senza neanche poter nutrire una speranza. Correvo sul retro, avendo un'idea delle dimensioni della sala, e di quanto fosse piena (il teatro Olimpico, dove ho fatto i saggi di Danza, era niente al confronto...), e sbirciando da dietro le tende mi rendevo conto, con orrore, di non avere la minima idea di quale fosse l'argomento della commedia!!! Cominciavo a discutere a bassa voce con mia sorella ed i cugini, che erano seccatissimi perché ero andata a truccarmi perdendo le prove... poi squillava il cellulare (che in realtà era la sveglia, ma nel sogno era una suoneria...), quindi mi alzavo, non angosciata, quanto in preda ad una forte curiosità. Chissà... avrei recitato la parte dell'innamorato a canovaccio? E perché, poi, io avevo un ruolo maschile?


L'altro sogno, quello di stanotte, era forse anche più strano. Nel sogno alloggiavo, con un gruppo di amici (le solite persone che conosco solo nei sogni...), in un albergo sulle rive di un lago enorme, o del mare. Avevo, dalla mia camera, una bellissima vista su questo golfo, vedevo la spiaggia protetta da un frangiflutti (dove avevo pure passeggiato, in un altro sogno... ho la tendenza a far ricorrere i luoghi, dei sogni, se non le atmosfere...), il promontorio con la singola montagna, forse vulcanica, a picco, i begli alberi... Non ricordo i dettagli del sogno, tipo il perché io fossi lì, o come trascorressi le giornate... fatto sta che una sera, mentre ammiravo il suddetto panorama, vedevo il mare ingrossarsi paurosamente, ritirarsi di molto e poi buttare verso riva delle onde che parevano scavalcare il frangiflutti come fosse stato una fila di ciottoli. Al tempo stesso, vedevo vicini alla spiaggia tre miei amici, che dopo aver evitato le prime due, tre onde, si rendevano conto che la situazione si stava facendo pericolosa e correvano versol'albergo... solo per trovarlo sprangato! Allora gli indicavo un alto albero, una palma, vicino alla mia finestra, su quello si arrampicavano rapidamente e, tendendogli la mano, riuscivo a farli salire. Erano fradici come pulcini, ed io e le altre ragazze che stavamo in stanza, decisamente sollevate dall'angoscia, eravamo tutte contente di vedere che comunque stavano bene. Dopo qualche tempo dovevo rientrare, ed il viaggio lo facevo in aereo, ma non seduta comodamente nei posti, quanto con un'imbracatura, appesa tramite un lungo cavo all'ala! Questo mi sorprende davvero molto, perché soffro in maniera allucinante di vertigini... invece, nel sogno, me la godevo un mondo, seduta su quell'(assolutamente precario, da lucida) ancoraggio, a guardare il panorama verde e blu, e le nuvole, che mi scorrevano subito sotto...


Non so cosa pensare. Non interpreto i miei sogni... però, devo dire che entrambi erano intrisi da una sensazione strana, molto simile, assolutamente non sgradevole... forse euforia...

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