domenica 26 settembre 2010

Piccole superstizioni familiari...

Ieri, in maniera assolutamente non programmata, mi sono ritrovata a cena a casa di AiLund. Come avevo già scritto, la sorellaccia ed il Santo si sono trasferiti, in una casa in affitto, ed ora stanno sperimentando l'ebbrezza e le rogne della vita convivenziale (questo termine è di PoshMan...). Col fatto che ieri siamo state all'AsylumMarino per una visita annuale, e siamo passate nei pressi di casa sua, e lei aveva ospiti a cena (due amici ed una nostra cugina), ha deciso di aggregarmi... e dopo aver dato una mano ai fornelli, ho pensato fosse meglio anche per me rimanere.


La casa, a mio giudizio, è molto carina, a parte i soffitti bassissimi. E' raccolta, come piace a me, ha parecchi lavori in muratura (tra cui la cucina-salottino, con tanto di caminetto), ok, è poco luminosa, però pazienza (a me la cosa non disturberebbe affatto). Il neo principale è che è infestata dalle zanzare. E visto che in questi giorni di lavoro ho scoperto che per le zanzare io sono davvero un lauto bocconcino (-ino si fa per dire...), mi sto tramutando veramente in una cecchina. Con grande disappunto di certi miei amici che invece adesso hanno ragiunto la consapevolezza che non vogliono più ucciderle.


Va beh, insomma, prepariamo il lauto banchetto (grissini di pasta sfoglia con semenze o parmigiano, mousse di melanzane o di peperoni, una pizza rustica agli spinaci - senza ricotta perché l'amica di AiLund è neointollerante al latte-, un risotto ai funghi - opera del Santo -, e la Smulpaj, ovvero la torta di briciole, fatta con le mele biologiche di un amico della mamma del Santo, e accompagnata dalla salsa di vaniglia fatta col latte di soia - quello della Carrefour che secondo me sa di cavolo verza... e infatti ero altamente scettica...). E poco prima del termine della preparazione arrivano gli ospiti titolari, prima gli amici di AiLund, poi, annunciata da uno squillo sul cel, la cugina. Accompagnata da un vassoio di pasticcini.


Inutile dire che come cena era pure troppa. Abbiamo esagerato con gli antipasti (oltre ai grissini ed alle salsine, prese con pezzetti di pane, c'erano dei rustici acquistati al supermercato e delle patatine ultracroccanti), quindi già alla pizza rustica la pancia gridava pietà. Decisamente, cucinare roba per un battaglione è una caratteristica di famiglia. Alla fine, io sono stata l'unica a non mangiare lo Smulpaj, solo perché non amo le mele cotte, e quindi ad ingozzarmi di pasticceria... e dopo cena, tutti a morire sui divanoni, leggiucchiando, sonnecchiando (come la sottoscritta ormai in perenne carenza di sonno), e chiacchierando amabilmente.


Comunque, il titolo del post nasce da un dono particolare che ha portato l'amica ad Astrid, un'usanza della sua famiglia per quando si cambia casa: un piccolo cestino con dentro un pezzetto di pane (o un panino, spiegava), del sale, ed un pacchetto di fiammiferi. Sembra una specie di augurio e di rituale scaramantico: il pane come l'abbondanza, il sale come il sapore (ma il sale è anche un esorcismo potente), i fiammiferi come il calore. E' un'usanza che le ha trasmesso sua madre, che a sua volta l'ha appresa da sua madre, e chissà quanto si potrebbe andare indietro. Si tratta di simboli contadini, che magari una volta non erano neanche così facili da reperire (pure se i fiammiferi stanno diventando sempre più rari, soppiantati dagli accendini...). E come gesto mi è piaciuto moltissimo (anzi, "ci", visto che è piaciuto anche alla cugina). Pensavo che noi, come famiglia, non abbiamo niente di simile... l'usanza più simile era quella svedese di regalare un cucchiaio d'argento ad ogni nascituro (cosa che è stata fatta solo con mia sorella, che ha ricevuto il cucchiaio che era di mio padre...), ma questa non ha una spiegazione chiara...


Mi domando... chissà quante piccole superstizioni familiari, di quelle che affondano le radici nella notte dei tempi, esistono...

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