venerdì 13 maggio 2011

Soldato Jane... presente!


Per scrivere questo post in maniera comprensibile, ho bisogno di una premessa... quindi perdonatemi se all'inizio non capirete dove voglio andare a parare, tutto troverà il suo senso...


Vi avevo già detto del fatto che, tutti i giovedì pomeriggio, avrei l'obbligo di seguire un corso per la cooperativa in cui lavoro... obbligo che vivevo male, perché non vedevo (e tuttora non vedo) l'utilità del corso, eccetera eccetera...


Probabilmente ho già detto che, da un paio di mesi a questa parte, ovvero dal giorno del piercing, ho deciso di fare regolare sega dal corso...


Unico problema, essendo stata una studentessa sempre piuttosto regolare (ma non vedetemi come una secchiona, far from that!), non so molto bene quali siano i posti migliori dove sparire... quindi, in condizioni normali, tendo a rifugiarmi presso SuperMario e Bodhisattva fino all'ora in cui posso rientrare a casa, e qui tiro fuori capacità istrioniche notevoli per simulare stanchezza da "3-ore-3-di-viaggio-più-3-ore-3-di-corso".


Ieri, la giornata si prospettava identica. Avevo cercato di organizzarmi altrimenti, ma la cosa non era esattamente andata in porto... quindi, mi sono presentata al negozio, dove ho dichiarato ad un perplesso SuperMario la mia assoluta disposizione a seguirlo ovunque lui fosse andato.


Ci ha messo un po' a capire cosa intendessi... quando poi si è ricordato che era giovedì, mi ha guardato sconsolato ed ha detto "Però Bodhisattva non sta per niente bene, oggi...".


(Bodhisattva è una di quelle persone con cui i medici si divertono... le hanno diagnosticato di tutto, dall'epilessia, alla fibromialgia... e tuttora non ha trovato una cura decente...)


Metto quindi una croce sopra alla mia idea di ripiego, e dopo aver accompagnato SuperMario a prendere l'acqua in farmacia per la loro pupattola, per non disturbare, mi faccio lasciare vicino casa, e decido di andare a pranzare alla Valle. E qui comincia il post vero e proprio.


La Valle è un parco immenso che si estende per km e tocca diversi quartieri di Roma. Uno dei suoi innumerevoli accessi è proprio dietro casa mia, basta avere la pazienza di scendere per una di quelle discese che sarebbero ideali per uno slittino, e dopo pochi attimi non sembra neanche più di stare in città. Ho con me il pranzo della "brava corsista" (panino con frittata di zucchine e mela), un libro in inglese, ed il carico delle mie borse lavorative, carico abbastanza ininfluente (...), quindi dovrei essere a posto per buona parte del pomeriggio... Dovrei...


Nella prima parte, tutto a postissimo. Trovo una tranquilla tettoia di alberi sotto cui rifugiarmio dal caldo impellente (notata quanto caspita è salita la temperatura?!?), espleto alcune funzioni naturali, consumo il fero pasto e mi metto a leggere, seduta non proprio comodamente sul morbidissimo terreno del sottobosco, finché non mi rendo conto che la zona è infestata di zanzare... considerando il fatto che sono abbastanza buona da essere considerata un ottimo autogrill da tutti questi parassiti volanti, che si spargono la voce rapidamente fino a che non sono ricoperta dagli esemplari normalmente distribuiti nel raggio di 2-3 km, decido di rimettermi in marcia. Il sentiero costeggia il bosco senza venir toccato dalla sua ombra, purtroppo, e la mia scarsa tolleranza al caldo non mi aiuta, però resisto.


Ad un certro punto, comincio a sentire il rumore delle macchine e del treno, e mi rendo conto quindi di essere vicina alla strada. Visto che come orario potrei anche ritornare al negozio di SuperMario e Bodhisattva, e visto che, secondo la mia speranza, dovevo essere vicina ad un altro ingresso di mia conoscenza, privo di quelle salite ripidissime, decido di procedere. Incontro peraltro un gentilissimo signore sardo, il quale mi spiega che al termine del sentiero c'è un cancelletto. Seguo le varie diramazioni, ed alla fine mi ritrovo sul retro di una grossa rivendita di sanitari, che conosco per esserci passata ormai n volte davanti, però tutti i cancelli che vedo sono chiusi...


Frustrazione... Decido di tornare indietro, magari, penso, troverò una svolta a destra che mi porterà sui sentieri che conosco... ma il sentiero procede dritto e spedito... a meno che...


Sulla mia destra, oltre un fosso pieno di sambuchi ed ortiche alte uguali, c'è una collinetta, all'apparenza facilmente scalabile. E' possibile arrivarci da una piccola diramazione del sentiero, e per quale motivo uno avrebbe fatto una diramazione se non per indicare che un posto è frequentabile? Quindi, mi dirigo in quella direzione speditamente, sicura che, una volta scalata la collinetta, riuscirò ad orientarmi e ritrovare i sentieri noti.


La parte boscosa della collinetta è costituita da querce da sughero, il tipo di alberi, assieme ai castagni, sotto cui si trova il terreno più fertile. Ma visto che la luce è poca, il sottobosco è composto solo da robusti pungitopo e da certe sparutissime piante di ciclamino, fuori stagione per la fioritura.
Salire la prima parte è relativamente facile, pure se il terreno, argilloso e molto ricco, è troppo morbido per offrire un'adeguata resistenza. Sperimento la mia camminata "da neve", con i piedi posti trasversalmente rispetto alla salita, e grossomodo, scivolando eggermente ad ogni passo, per un po' riesco ad andare... Verso metà della strada mi fermo su un albero finito sradicato, e posato in una pratica forcella di un altro albero, come una panchina naturale. Sono abbastanza senza fiato, ma penso che non sia nulla di ché. Riprendo in mano il libro, tanto per riposarmi un po'. Ma anche stavolta vengo disturbata dagli assalti delle zanzare. Esasperata, mi decido a riprendere la salita. E qui incominciano le difficoltà.


La vostra geniale Kurandera, giusto per complicarsi la vita, si era infatti seduta rivolta alla discesa... per riuscire a rivolgermi di nuovo verso la salita, ci ho messo 10 minuti buoni... inoltre, la pendenza della collina sale bruscamente, e le foglie che si accumulano alla base degli alberi rendono il percorso ingannevolmente tranquillo...


In breve mi ritrovo a salire aggrappandomi, o tentando di farlo, ad ogni ramo, radice, ciuffo di pungitopo che incontro. A lanciare le borse nel punto dove mi aspetto di arrivare l'attimo dopo, cercando di dosare la forza in modo da non farle rotolare per il pendio e da non perdere l'appoggio faticosamente acquisito per arrivare in quel punto. A salire in ginocchio, senza preoccuparmi più di tanto per i pantaloni. A scavare la terra, per avere una radice cui aggrapparmi. Alla fine, presa dalla disperazione, con la mano ed il braccio sinistri indolenziti oltre ogni dire, mollo la presa sull'ultima radice afferrata, e mi faccio mezzo metro di scivolata di pancia. Appena la discesa si ferma, rimango 20 minuti buoni sotto shock a cercare di ragionare.


Un po' con l'aiuto di una telefonata, un po' rendendomi conto che non mi è possibile arrischiarmi, decido che è meglio ritornare sul sentiero, al sicuro, su strade seriamente percorribili. Sono consapevole di non poter scendere come sono salita, peraltro le borse rappresentano un ostacolo notevole... le borse...
La borsa del lavoro è uno shopper di stoffa, di quelli di Emergency. Contenendo il quadernone del lavoro e il supposto blocco di appunti del corso, ha una sua certa rettangolarità, nonché una discreta rigidità. Detesto le discese, detesto affrontarle in velocità, ma dopo essere stata sotto shock per tutto quel tempo, non vedo molte alternative... perlomeno, scendendo seduta e controllando la discesa con le gambe, ho qualche possibilità in più... Quindi, mi decido: afferro le maniglie della borsa, mi ci siedo sopra, e mi lascio scendere giù, frenando ogni tot a causa del quantitativo di foglie bloccatesi sotto lo slittino improvvisato, cercando di decidere la strada migliore, passando tra i vari arbusti di pungitopo e sotto al tronco su cui mi ero seduta neanche tanto prima... Arrivo in fondo, cerco di sgrullare via la terra di dove è possibile, e svuoto le scarpe da tutte le varie fogliette, legnetti e ghiande che si erano accumulate.


Riprendo il sentiero, scossa quel tanto che bastava per essere presa per una pazza (più del mio solito, intendo...), e ri incontro il gentilissimo signore sardo che mi accompagna all'uscita, un cancelletto verde su un'inferriata verde in mezzo a tutto il verde del bosco, accostato, peraltro, e che non avevo preso minimamente in considerazione. Una volta rassicurato l'interlocutore della telefonata (il quale, ovviamente, sentendomi bloccata in un tale empasse e dispiaciuto di entirmi così sconvolta, si era giustamente preoccupato...), ho ripreso la via verso il negozio di SuperMario e di Bodhisattva, cercando di nascondere al meglio le braccia piene di tagli ed i pantaloni luridi. E lì ho lasciato passare le ultime tre ore del pomeriggio cercando di stare quanto più tranquilla e ferma possibile, evitando di farmi coinvolgere troppo dalla loro bimbetta più grande, e di interferire con le normali attività.


Credo che passerà un bel po' di tempo, prima che io abbandoni di nuovo il sentiero per giocare a fare il Soldato Jane per le colline... però posso essere contenta di una cosa: era un querceto, e non un castagneto!!!!!!!!!

4 commenti:

Xiuhcoatl ha detto...

Sembra il racconto di una puntata di Lost... ma a casa che ti hanno detto vedendoti tornare ricoperta di foglie, tagli e terriccio?

Kurandera ha detto...

Le foglie le ho sgrullate via... e la borsa-slittino l'ho ribaltata... quanto ai pantaloni, li ho messi subito a lavare, mettendone un paio molto hippie che mi fanno sembrare "una coccinella blu" (parole testuali di mia sorella). Ho tenuto le maniche della maglietta giù... e poi, a casa non c'era praticamente nessuno. Quindi, in effetti, niente domande bizzarre.
Però ho detto alla Squala che non voglio più seguire il corso... vediamo se questo mi eviterà altre situazioni del genere...

kammi ha detto...

Deve essere proprio una tortura il corso, per finire conciata così! XD
Però che scena, al tuo posto sarei morta lì, non ho tutta questa abilità... non credo!

Kurandera ha detto...

Il corso è, fondamentalmente, inutile.

Quanto alla scena... ripeto, i miei 20 minuti di crisi ce li ho avuti anch'io! ^^ Ma se salire è impossibile, non resta che scender... e la discesa è sempre la parte facile  fidati, chiunque se la sarebbe cavata, prima o poi...