venerdì 25 febbraio 2011

Sete di potere...





 



No. Non ho voglia di ridere. Sono nauseata all'estremo. A tratti mi verrebbe voglia di tapparmi gli occhi e le orecchie e di cominciare ad urlare, sperando che sia un brutto sogno.


Ma non è un sogno. Non è previsto un risveglio.


Che Gheddafi sia un delinquente, un assassino, un poco di buono, già lo sapevo da tempo.


Ma che fosse così assetato di potere no, ancora non mi era chiaro...


Cercate di mettermi nella mia testa. Per me il potere è un peso. Ce l'hai, devi saperlo gestire. E' meglio condividerlo con molti, è meglio trovare un sistema per alleviarne il carico. E' una responsabilità.


In questo mondo assurdo, il potere invece è legato ad una serie di caratteri di facciata. Lusso sfrenato. Belle donne. Soldi.


Il potere come lo intendo io è qualcosa da gestire con altri.


Come viene comunemente inteso, è meglio accentrarlo nelle mani di pochi.


Una cosa in comune ce l'hanno, però, queste due forme di potere.


Non si può portarlo nella tomba. Una volta che sei morto, la responsabilità (od il lusso) finisce in mano ad altri.


Ed allora, mi domando e chiedo, perché?


PERCHE' desiderare la distruzione di un intero popolo?


PERCHE' condannare la gente a tanti anni di sofferenze?


PERCHE' massacrare, violentare, uccidere, umiliare, sfregiare non solo i propri oppositori ed i dissidenti, ma anche gente comune, persone che erano per strada nel momento sbagliato, feriti nei reparti degli ospedali, fino ai bambini appena nati???


PERCHE' ridurre il proprio popolo, popolo verso cui si avrebbe una responsabilità, in cenere, buttandoci sopra bombe a tappeto???


Lascio scorrere le immagini di RaiNews 24, immagini sgrante, fatte con mezzi amatoriali, arrivate per pura fortuna oltre il blocco delle comunicazioni, e piango. E mi arrabbio. E continuo a piangere.


Nel mio credo, c'è un concetto molto semplice, in cui ognuno di noi rappresenta l'intero Universo. Ogni singolo essere che muore, è una parte dell'Universo che si spegne. Come scriveva pure troppo bene Ernest Hemingway, concetto così chiaramente espresso ma mai compreso fino in fondo:



 




 "Ogni uomo che muore
mi sento diminuito
perché io partecipo dell'umanità
- perciò non chiederti mai
per chi suona la campana -
essa suona per te"

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