Quando ho scelto di diventare vegetariana, ho fatto anche una scelta di genere che, nel mio piccolo, cercavo di portare avanti già da un po'.
Si tratta di una scelta bioetica, nel senso che non volevo usare cibi prodotti con procedure inquinanti, né prodotti cosmetici contenenti schifezze varie.
In parole povere, una bella rottura di scatole atque gran orbatura per leggere ingredienti ed INCI, per informarmi quanto più possibile, e così via.
Molto buono e giusto, mi direte voi.
Potenzialmente sì, pure se estremamente complicato farlo con la Squala che compra le cose in offerta, non perché sono di buona qualità o sane...
(Un esempio recente che rende l'idea dell'attenzione della Squala anche solo ai dettagli è stato l'acquisto per me, da parte sua, di un pacco di taralli all'olio contenenti anche strutto. Cara lei.)
Con i bollini che ho elencato sopra, pensavo di aver in parte risolto i miei problemi. Speravo che fossero certificazioni valide per tutto, riconosciute eccetera.
Invece, non ho risolto molto. Basta leggere qui per capirlo. Per chi non volesse leggere, specifico io: i simpatici bollini sono a pagamento. Questo vuol dire che magari un'azienda è perfettamente in regola con i criteri ma non ha i soldi per comprare il bollino; oppure che un'azienda lo compra e lo appiccica dove le va sul suo sito, magari anche in una pagina dove ci sono cose che non corrispondono alle caratteristiche del bollino stesso.
Quindi, un'amica dell'erborista con cui ho stretto amicizia, che produce prodotti erboristici anche con erbe biologiche, deve segnalarle con un asterisco perché non ha potuto acquistare il bollino della foglia.
Una casa-civetta come la Lush, famosa in tutto il mondo per le gran menate di ecologicità che si fa, attacca ovunque il bollino "vegan", e magari ha prodotti contenenti cera alba (ovvero cera di opercolo) o uova. Che a me frega relativamente, visto che non sono vegan, però è una presa per i fondelli (peraltro non l'unica riguardante la Lush. Evitatela. Fa schifo).
Oppure ti si dice che il prodotto è "cruelty-free", e poi, facendo una ricerchina per gli INCI, scopri che magari l'azienda non ha testato nulla sugli animali, ma che i produttori dei composti lo hanno fatto...
Il risultato è che c'è un casino mostruoso a riguardo... e forse l'unica ancora di salvezza è rifuggire dagli speculatori, e cominciare a farsi le cose in casa, come ai vecchi tempi...
(Per esempio... sapete che è possibile fare il dentifricio a partire dal pane raffermo?)
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